Capitolo 1

"Celestis è una confederazione di stati indipendenti fondata sulla cooperazione ed il sostegno reciproco."
Articolo 1 della Costituzione Internazionale di Celestis



1


Dall’alto Kyrador, la capitale di Caldesia, mostrava tutta la sua bellezza ed imponenza, capace di atterrire ed impressionare anche l’occhio più esigente e attento ai dettagli.
S'affacciava su un golfo, protendendosi elegantemente e finemente verso la costa, in una forma vagamente ottagonale, con il lato più lontano dall’oceano leggermente più schiacciato ed oblungo, quasi un gigante invisibile l’avesse voluta sospingere a forza verso lo specchio d’acqua. Verso nord, ad un paio di miglia dalla costa al di fuori del golfo, stava Harris Island, sede delle principali attività portuali, che un mirabile ponte sospeso congiungeva alla periferia a nord, il quartiere delle attività industriali e dei cantieri, che costituiva quasi una realtà a sé tanto era laborioso e pullulante di vita.
Osservando l'entroterra, lo sguardo cadeva sulle immense pianure che racchiudevano Kyrador come una perla tra le valve; il verde regnava sovrano, intonandosi nei suoi brillanti cromatismi alla città stessa, intervallato in vari punti dal terreo risaltare di innumerevoli piantagioni, rese fertili e produttive da un suolo ricco di risorse.
Senza spezzare con troppa violenza quel gradevole idillio, le strade che collegavano Kyrador al resto del paese si srotolavano con la stessa grazia di un fiume argentato perdendosi nel nulla fin oltre l’orizzonte.
Verso sud, leggermente scostato rispetto al centro, e circondato da una cornice di strade ampie e spaziose come da un muro invisibile, si ergeva una sorta di acropoli costituita dagli edifici più rilevanti della vita politica della città. Quasi al centro, la Marble Tower, sede centrale e cuore operativo della MAB, un arabesco di ghiaccio che con le sue tre torri svettava assieme ai palazzi circostanti sul resto della città, un giudice severo ed inflessibile che dall’alto del suo scranno, con occhi di superba aquila, sembrava voler osservare il mondo intero.
Una vasta rete di strade divideva i quartieri secondo criteri rigidamente geometrici, con viadotti sotterranei ed imponenti sopraelevate che scavalcando o aggirando gli edifici tagliavano i quartieri come linee su una tela garantendo una rapida mobilità, resa ancor più efficace da una sofisticata rete metropolitana costituita da più linee distribuite su più di cinque livelli.
Jake guardò fuori dal finestrino accanto al suo sedile, sospirando.
Era bello tornare a casa.
Non credeva che Kyrador gli sarebbe mancata fino a questo punto, ma sei mesi sulla stazione militare Ares erano abbastanza per far sentire la mancanza anche solo della terra sotto i piedi.
Il corso di perfezionamento voluto dai suoi superiori era stato molto duro, abbastanza da riuscire a mettere in seria difficoltà anche un giovane prodigio come lui, e averlo completato era motivo di grande soddisfazione; da quel momento in poi, avrebbe potuto ambire al comando di una squadra tutta sua, se e quando i comandanti lo avessero ritenuto opportuno.
Prima ancora che l’altoparlante annunciasse l’inizio della discesa sull’aeroporto di Kyrador, all’estrema periferia sud della città, lungo la linea della costa, Jake si allacciò freneticamente la cintura, e appena i portelli furono aperti fu uno dei primi a scendere, avviandosi con tutta fretta verso il terminal con la frenesia e l’impeto di chi non vede l’ora di ritornare a casa e rivedere gente amica.
Visto che i suoi genitori abitavano lontano, e dovevano comunque badare alla fattoria, sapeva che non sarebbero potuti venire, ma certo non si aspettava che sarebbe venuto a prenderlo proprio il Capitano Vyce.
«Capitano» disse andandogli incontro e stringendogli la mano come ad un caro amico
«Guarda, guarda.» disse Julian compiaciuto notando i gradi sulla divisa «Un Tenente.»
«Ho cercato di fare del mio meglio.» rispose Jake con leggero imbarazzo «Ma il merito è anche suo. Il rapporto che ha inoltrato ha impressionato molto gli istruttori.»
«Non serve che mi ringrazi. Ho scritto solo la verità.
Allora, vogliamo andare? Il Direttore ha chiesto di vederti».

Vyce era arrivato all’aeroporto direttamente da casa con la sua macchina sportiva, uno sfizio che si era voluto togliere grazie al generoso stipendio da istruttore, e con quella portò Jake alla sede del TMD, dove lo attendeva il Direttore Harlow.
«Avanti.» disse il Direttore sentendo bussare alla sua porta.
I due soldati entrarono, mettendosi sull’attenti.
«Tenente Aulas a rapporto, signore.»
«Riposo, Tenente. Mi fa piacere rivederla tra di noi. La sua assenza si è fatta sentire molto in questi mesi.»
«La ringrazio del complimento, signore.»
«Spero che questo periodo di addestramento sia stato produttivo, e abbia contribuito a formare ancora di più la sua esperienza.»
«Lo è stato, signore.»
«Avrà modo di dimostrare quanto prima la sua efficienza. Di questi tempi, purtroppo, il lavoro non manca. Per ora, si goda un meritato periodo di riposo.»
«Signore, io sono pronto a cominciare anche da subito.»
«Non sia impetuoso. Lei viene da una lunga e faticosa esperienza, e tra l’altro è appena tornato dallo spazio.
Chiunque avrebbe bisogno di tempo per recuperare, anche se lei ancora non lo percepisce. E poi, sei mesi lontano da casa sono molti. Sono certo che avrebbe piacere di rivedere anche la sua famiglia.
Vada pure. Le concedo due settimane di licenza.
La farò convocare al comando se ci dovesse essere bisogno di lei».
Jake non era molto sicuro di volersi prendere questi quindici giorni di riposo, sentiva di essere pronto a riprendere il suo posto nella squadra anche subito, ma d’altra parte il pensiero di poter tornare a casa non lo lasciava indifferente.
Alla fine accettò l’offerta del Direttore, il quale gli chiese a quel punto di lasciare lui e Vyce da soli per poter parlare.
«Che ne pensi?» domandò Gil appena il giovane Tenente se ne fu andato «Come lo vedi?»
«Giovane.» rispose schietto il Capitano «E capace. Può diventare uno dei migliori elementi del TMD.»
«Non era questo che intendevo.»
«Signore?»
«Lo vedi pronto a dirigere una squadra?».
A quella domanda Vyce esitò, come a voler temporeggiare.
«Come ho detto, abilità e capacità non gli fanno difetto, così come l’indubbio potenziale. Ma se devo essere sincero, non sono ancora del tutto convinto.
Per quello che ne so, non insegnano il cinismo all’accademia di specializzazione.»
«Esattamente quello che pensavo anch’io.» replicò il Direttore poggiando i gomiti sul tavolo «Non è il talento di quel ragazzo a darmi pensiero, quanto piuttosto il suo carattere.
Nessuno dubita della sua dedizione, ma ci vuole ben altro per guidare una squadra. Come io e lei sappiamo molto bene, essere capi significa anche saper prendere decisioni difficili e spesso controverse, e non sono del tutto sicuro che quel ragazzo sia capace di potersi prendere un giorno una tale responsabilità.»
«Ha qualcosa in mente, Direttore?»
«Per il momento no. Ma domani, chissà. Per il momento, mi accontento di una buona tazza di tè. Mi fa compagnia, Capitano?».

Carmy, pur nella sua semplicità e bontà d’animo, aveva un mare di difetti.
Primo fra tutti, la mattina non le riusciva proprio di svegliarsi, e così ogni volta era costretta a fare le corse per riuscire ad arrivare in orario al lavoro.
Quella mattina, poi, era anche più stanca del solito, visto che per quasi tutta la notte non era stata capace di chiudere occhio tanta era la sua agitazione.
«Hai intenzione di dormire fino a stasera?» gli domandò Julienne irrompendo nella sua stanza e buttandola giù dal letto «Devo ricordarti che oggi inizi con il tuo nuovo lavoro?»
«Accidenti, quanto è tardi.» esclamò la ragazza guardando l’orologio.
Non poteva certo permettersi di arrivare in ritardo al suo primo giorno alla Polizia Militare.
Messasi in ordine a tempo di record, e cercando di sembrare il più presentabile possibile, si avviò verso l’uscita con la giacca dell’uniforme ancora da abbottonare.
«Non fai colazione?» chiese Julienne sorseggiando il suo caffè e pettinandosi nel contempo i lunghi capelli rossi
«Non ho tempo. Se perdo il treno arriverò in ritardo di sicuro».
Un’ora dopo il completo sorgere del sole, Kyrador stava ultimando il proprio risveglio. La grande luna Erithium ed il suo satellite minore, Neos, non erano ancora del tutto scomparsi sotto l’orizzonte, la temperatura era buona e non si vedeva neanche una nuvola; di sicuro, sarebbe stata una splendida giornata.
Per fortuna la casa di Carmy non era troppo lontana dalla fermata della metropolitana, così la giovane poté raggiungere il palazzo della polizia militare giusto in tempo per potersi presentare nell’ufficio del Colonnello Graham all’ora concordata.
Il Colonnello aveva una certa notorietà negli ambienti della MAB, tanto che nonostante i suoi quarantatre anni era considerata quasi un’istituzione.
Si diceva che in gioventù avesse fatto anche parte della Tactical Magician, ma era solo una voce che finora non aveva mai trovato conferme.
A parte il comandante in capo della polizia militare di Caldesia, e ovviamente il Consiglio di Sicurezza dell’agenzia, dal punto di vista della catena di comando non aveva quasi nessuno sopra di sé, un risultato a dir poco invidiabile vista le sua età non troppo avanzata.
Fisicamente si presentava come una donna trasudante fermezza e autorevolezza, i capelli neri perennemente raccolti, gli occhi scuri nascosti dietro ad un paio di lenti rettangolari ed un viso semplice, essenziale, sul quale era costantemente impressa un’espressione composta ed imparziale.
Qualcuno aveva detto a Carmy che fosse anche una persona piuttosto strana, o quantomeno ambigua, e fin dal primo momento O’Neill si convinse che forse era la verità.
Appena ammessa nel suo ufficio, come prassi comandava, si mise sull’attenti davanti alla scrivania, ma il Colonnello spese molti dei minuti successivi senza proferire parola, limitandosi a consultare sulla sua finestra virtuale il dossier della nuova recluta che aveva di fronte.
«Soldato scelto Carmy O’Neill?» disse così, d’improvviso, dopo essersi sistemata un momento gli occhiali
«Sì!» rispose meccanicamente la ragazza
«Dunque, vediamo. Carmy O’Neill. Ventidue anni, nata a Mablith il nove del decimo mese. Scuola superiore militare a Darmigan, specializzazione in Scienze della Magia, ammissione alla MAB, nove mesi alle dipendenze della procura militare qui a Kyrador, e in ultimo» il Colonnello mostrò un foglio di carta che aveva appoggiato davanti a sé «Una lettera di raccomandazione dal procuratore distrettuale Griffith.
Notevole, vista la sua età».
Carmy si sentì un momento a disagio.
Sapeva bene quanto il suo capo avesse premuto per farla trasferire alla polizia militare nonostante alcune sue lacune nella preparazione necessaria, e lo aveva più volte ringraziato. Da una prima occhiata, però, il Colonnello non sembrava il tipo di persona propensa ad accogliere a braccia aperte i raccomandati.
Zari squadrò la ragazza come a volerla dissezionare, poi posò il foglio.
«Il procuratore mi ha detto che sta tentando di accedere al TMD.»
«È così.» rispose lei dopo qualche esitazione
«Non ho l’abitudine di fare distinzioni tra i miei subalterni. Per me tutti, dall’usciere al caposquadra, sono sullo stesso piano, e tutti devono fare il proprio lavoro, soprattutto in questo periodo.
È ovvio che un periodo di specializzazione presso la Polizia Militare arricchirebbe la sua formazione e la sua esperienza sul campo, ma questo non la esonera dai suoi doveri di pubblico ufficiale.
Il procuratore distrettuale ha garantito per lei, e questo mi basta, ma se dovesse venir meno ai compiti che le verranno assegnati per un qualsiasi motivo tornerà seduta stante ad impilare fascicoli al Palazzo Azzurro.
Sono stata chiara?»
«Perfettamente, signore.» rispose lei cercando di non tradire emozioni.
Zari faceva la voce grossa, ma non era completamente sfiduciata nei confronti di quella ragazza.
Conosceva il procuratore Griffith abbastanza bene da sapere che tipo di persona fosse, e se lui si era mosso in prima persona per convincerla a prendere con sé il soldato scelto significa che vedeva in lei delle potenzialità.
Chissà, forse O’Neill rientrava in quel gruppi di giovani e promettenti stregoni che secondo la visione del procuratore costituivano la speranza per il futuro dell’Agenzia.
In un certo modo, l’atteggiamento del procuratore aveva incuriosito Zari, e ora che la ragione di quel trambusto era davanti a lei cercava di capire cosa ci fosse di così speciale in quella ragazza all’apparenza così ordinaria.
«Molto bene. Era solo per mettere le cose in chiaro. In tanti seguono un periodo di specializzazione in qualche altro ramo dell’agenzia prima di tentare l’ammissione al TMD, e la concorrenza è tanta, come avrà già avuto modo di vedere.
Ciò nonostante, voglio credere che lei farà comunque del suo meglio nella Polizia Militare.»
«Ci conti, signore».
Un bussare gentile alla porta interruppe la discussione.
«Avanti».
Carmy si volse alle proprie spalle, vedendo entrare nell’ufficio una giovane donna. Doveva avere un’età compresa tra i ventisei e i ventotto anni, portamento austero e raffinato, quasi da nobile; l’uniforme nera, superbamente portata, anche a non guardare i gradi la identificava come un Capitano, nonché caposquadra.
«Mi ha fatto chiamare, Direttore?»
«Capitano Stirling. Le presento il soldato scelto Carmy O’Neill. Da oggi, sarà assegnata alla sua squadra. Conto su di lei perché le sia spiegata ogni cosa.»
«Sissignore.» fu la risposta, meccanica e rispettosa, della giovane.
«Il Capitano sarà il suo superiore. È uno dei membri più importanti dell’anticrimine. Confido che vedrà in lei un’ottima insegnante.»
«Ho capito, signore. La ringrazio.»
«Questo è tutto. Potete andare».
Terminato l’incontro le due ragazze rispettosamente si congedarono, e appena fu uscita dall’ufficio Carmy tirò un sospiro di sollievo; non era mai stata brava a reggere la tensione.
«Il Direttore fa quest’effetto ai nuovi arrivati.» disse divertita Alexia.
Solo allora Carmy si ricordò di avere ancora davanti un suo superiore.
«Mi… mi scusi!» esclamò imbarazzata
«Non fa niente. È stato così anche per me.» e detto questo il Capitano le porse la mano «Sono il Capitano Alexia Stirling».
Nuovamente, stavolta solo con il pensiero, Carmy sospirò, sentendosi sollevata; ancora una volta, avrebbe potuto contare su quello che aveva tutta l’aria di essere un ottimo superiore.
«Soldato scelto Carmy O’Neill.» disse ricambiando la stretta «Lieta di conoscerla, Capitano.»
«Ti preannuncio fin da ora che non sarà facile per te lavorare e studiare allo stesso tempo. Ma se il procuratore ha voluto darti questa occasione, evidentemente ritiene che tu possa farcela.»
«Farò del mio meglio.»
«Ne sono convinta. Vieni, ora. Ti faccio conoscere il resto della squadra»

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